LA STORIA
Il manicomio di Mombello nacque dallo scoppio di un’epidemia di colera nel 1865, e all’inizio ospitava soltanto una sessantina di pazienti. La costruzione della struttura risale al 1872, vicino a Villa Crivelli-Pusterla, tenuta che ospitò il Re delle Due Sicilie Ferdinando IV di Borbone, e persino Napoleone.
❝…ed aspettavamo lì, sul ciglio della porta, aspettavamo di vedere i matti. Ed alla fine passavano, in fila per due, con le loro casacche grigie, passavano per andare in città…noi non avevamo l’uomo nero per spaventare i bambini, avevamo i matti di Mombello..❞

Un secolo più tardi, la settecentesca Villa Crivelli-Pusterla e il suo grande parco vennero trasformati nell’ospedale psichiatrico Giuseppe Antonini, noto a tutti come il «manicomio di Mombello». Iniziò così la sua seconda, triste, vita. Entrambe le strutture fanno parte di un lotto di circa un milione di metri quadrati fra campi, padiglioni e capannoni. All’interno vi era praticamente una piccola città dotata di uffici amministrativi, lavanderie, un teatro e perfino la sede di un giornale, La Gazzetta del Manicomio della provincia di Milano in Mombello, stampato per circa 25 anni.
Il Villaggio Mombello, come fu chiamato, arrivò ad ospitare oltre 3 mila pazienti, che venivano suddivisi in base alle loro caratteristiche comportamentali, ovvero, in tranquilli, agitati, sudici e così via. Naturalmente i trattamenti predisposti alle due o più fazioni divise di pazienti erano totalmente differenti; i tranquilli avevano accesso a tutte le attività lavorative considerate terapeutiche, mentre la sorte degli agitati era l’isolamento. Fra i pazienti della struttura troviamo anche il figlio illegittimo di Mussolini, Benito Albino, morto internato nel 1942.
Photos by Marco Alessandro Patania📸
A separare il manicomio di Mombello dal resto del mondo era un muro di cinta alto due metri e lungo tre chilometri, entrato a far parte dell’immaginario locale. Infatti, la tipica frase dei nonni ai nipotini un po’ irrequieti era ”se non fai il bravo ti porto de la del mur”. Ogni tanto succedeva che qualche paziente scavalcava questo muro per scappare. Oggi, invece, la realtà è paradossalmente cambiata, poiché lo si scavalca, mossi dalla curiosità, per entrare.
❝Questo è il più sicuro sintomo di pazzia: i matti sono sempre sicuri di stare benissimo. Soltanto i sani sono disposti ad ammettere che sono pazzi.❞
nora ephron, bruciacuore.
L’immenso complesso del manicomio di Mombello, chiude nel 1978 grazie alla Basaglia Law che pose fine a tutto decretando la chiusura dei manicomi. La struttura venne, per un breve periodo, riconvertita in ospedale psichiatrico, per poi essere chiusa definitivamente nel 1999. Negli anni non sono mancate le ipotesi di ristrutturazione e trasformazione della struttura; nel futuro del vecchio manicomio triste e silenzioso potrebbero nascere delle ”Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza”, destinate a sostituire gli ospedali psichiatrici giudiziari, chiusi per legge. Dentro, saranno richiusi uomini o donne che hanno commesso reati come omicidi, violenze sessuali, maltrattamenti in famiglia, che non possono essere detenuti nelle normali prigioni perché incapaci di intendere e volere.

IL MANICOMIO DI MOMBELLO OGGI
L’ex Manicomio di Mombello è uno dei posti definiti più inquietanti e tetri di tutta Italia. Ma è anche uno dei posti più frequentati e conosciuti da writer, curiosi, fotografi, urbexer, ed è persino oggetto di una pagina dedicata su TripAdvisor. Diversi sono anche registi e attori che hanno camminato lungo quei corridoi devastati e in rovina, tra gli ultimi avvistati troviamo Johnny Depp durante le riprese di ”7 Days 7 Girls”, dal regista Luciani Silighini.
Le condizioni di decadimento e abbandono del manicomio di Mombello sono abbastanza evidenti; per terra è pieno di cocci, sporcizia di ogni genere, vetri in frantumi. I cunicoli sono bassi e rivestiti d’amianto, materiale altamente pericoloso. Poi letti sfondati, materassi rancidi, armadi rovesciati. E ancora cassettiere rotte, sanitari incrostati, cartelle cliniche, radiografie e registri in ogni dove. I muri sono costernati di migliaia di scritte, da frasi senza senso ad avvertimenti o dediche d’amore. Camminare su questi pavimenti, tra queste mura, potrebbe essere certo una sensazione adrenalinica per qualcuno, ma per molti altri la sensazione che più prevale e si fa sentire è quella dell’angoscia nel calpestare centinaia di cartelle cliniche con tanti nomi senza un volto, lastre o addirittura elettrocardiogrammi.
Photos by Marco Alessandro Patania📸
Una delle parti più affascinanti ed interessanti del manicomio sono le gallerie nei sotterranei. Quest’ultime servivano come fuga durante la guerra, e probabilmente venivano usate anche come accampamento militare o nascondiglio, e collegavano Mombello alla parte Nord di Milano. Sotto l’ala maschile, addirittura, parte una galleria che dovrebbe arrivare fino a Monza.
Infine, nel parco di questa immensa struttura che è l’ex manicomio di Mombello, si può notare un vecchio cancello rimasto ancora in piedi. Oggi il terreno adiacente è denominato ”campo della Palma”, e un tempo ospitava il peggior reparto del manicomio: quello degli agitati.
❝Poi la grande delusione: dopo aver tanto dato, perché a parlare di se stessi si dà tutto ciò che si ha, in cambio si ricevono punture e pastiglie che non potranno forse mai risolvere nessun problema di amore, di lavoro, di sapere, perché è per questi problemi che molti malati sono rinchiusi lì dentro.❞
(Stralcio di lettera di un ex degente del 1 dicembre 1968, pubblicata in Morire di Classe di F. e F. Basaglia)
LE LEGGENDE E LE ENTITA’ CHE ALEGGIANO TRA I CORRIDOI DEGLI EDIFICI
Molti sono gli aneddoti e le legends che riguardano il manicomio di Mombello, e alcune riguardano proprio l’epoca fascista, periodo in cui si consumò un delitto politico che aveva come protagonista il figlio illegittimo di Mussolini, Benito Albino. Il figlio del duce venne fatto internare nel manicomio e morì all’età di soli 26 anni nel 1942 per malnutrizione.
Photos by Piero Cattaneo📸
Si dice che tutta la struttura dell’ex manicomio di Mombello sia infestata da fantasmi; presenze che aleggiano tra i corridoi degli edifici immensi e bui che tendono a disturbare i visitatori. Girando per i vari padiglioni, infatti, in un silenzio inquietante, si ha la sensazione di essere osservati o seguiti. Le pareti trasudano di quel periodo infernale colmo di sofferenza e dei soprusi di cui furono vittima molti pazienti. E’ difficile, addentrandosi nel manicomio di Mombello, non immaginare le sedute di elettroshock che si svolgevano in queste stanze, tanto meno le urla e la sofferenza di chi subiva tutto ciò.
THE PURPOSE OF THIS ARTICLE IS IN NO WAY
TO ENCOURAGE THE READER OR INVITE TO EXPLORING.
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ARE IN RUINS AND ARE OFTEN A DANGER OF COLLAPSE.
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